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A seguirlo in questa scommessa, c’è Giorgio Casadio, girovago seriale, intramontabile tour leader, anche lui desideroso di dare un taglio con il passato. Nel giardino di casa di Firenze, dove all’epoca Igor abita, si raccolgono le idee e si disegnano i primi itinerari.
A Borgosesia, in una fredda sera invernale, avviene l’incontro casuale con Gianni Navone, presidente di Atlante Viaggi, sarà decisivo per la creazione del nuovo Tour Operator.
Nasce il nome Altreculture, a seguire il logo e il primo sito internet. Igor e Gianni si rincontrano, bastano poche parole per trovarsi d’accordo su come far decollare il progetto. Altreculture può diventare realtà.
Oltre a Giorgio, altri tour leader guidano le nostre spedizioni per il mondo, mentre in ufficio, dal 2011 siede anche Carlotta Bassi, che brucia le tappe ed in poco tempo diventa il punto di riferimento per il viaggiatore. Nel 2013 avviene il trasferimento nella nuova sede di Corso Tassoni 79, un anno dopo esce il nuovo sito internet, completamente rivoluzionato. Aumentano le proposte ed inizia la collaborazione per l’America Latina con “The Specialist”, Andrea Simonetti.
Totale integrazione con il resto del team e una capacità immediata di autogestirsi il lavoro. Con lei Altreculture può continuare a volare! Il 2016 è anche l’anno dello sdoppiamento, con l’apertura della sede romana del tour operator, che rimarrà operativa fino all’ estate del 2018.
Si viaggia a gonfie vele, raggiungendo la dimensione ottimale. Non ci si allargherà più. Non si vuole snaturare l’identità iniziale del laboratorio artigianale di viaggi, che accompagna amichevolmente ogni suo cliente dal primo contatto telefonico, al rientro a casa dal viaggio.
Noi siamo Altreculture, noi vogliamo essere Altro. Non ci interessa quello che fanno gli Altri, noi seguiamo la nostra strada. Non facciamo viaggi perché vanno di moda, non vendiamo itinerari banali, omologati, standardizzati e ritrovabili nei programmi della concorrenza, non vi proponiamo strutture di charme in posti esotici come turismo sostenibile o soggiorni a “casa del popolo”, perché è così che si aiutano le comunità locali.
Non crediamo che viaggiare indiscriminatamente per il mondo, al prezzo più basso, sia giusto, e pensiamo che debbano essere messe barriere e limiti, là dove l’equilibrio naturale è in pericolo.
Non vi raccontiamo di essere i primi ad essere passati di lì, di portarvi dove nessuno è mai arrivato, di farvi incontrare una nuova forma di vita animale o vegetale, a meno che non ci vediate programmare viaggi interstellari.
Crediamo la forma della proposta possa essere originale, innovativa e fuori dal coro. È una ricerca faticosa, ma ci sostiene la passione e la soddisfazione di accendere la curiosità in te che ci hai scelto.
Faremo una programmazione mirata e quanto possibile sperimentale, lasciando il giusto spazio a svago e spensieratezza, perché resta sempre e comunque la tua vacanza.
Fu mio padre a portarmi sulle strade del mondo. Le mie vacanze pre adolescenziali includevano sempre un periodo solo con lui, la nostra automobile e la mitica air-camping montata sopra il tetto. E così che girammo l’Europa fra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80, nel periodo in cui una generazione di hippies e avventurieri aprivano le porte di mondi alternativi alla cultura occidentale.
Ci vollero però un paio di decenni per trasformare una passione in professione e un lavoro da centralinista per poter partire verso l’ Africa, il primo continente che ho imparato a conoscere e ad amare profondamente.
Mi ritengo fortunato, perché sono 20 anni che traduco una mia passione in lavoro, privilegio di pochi.
Per il futuro ho un obiettivo: sensibilizzare sempre di più i viaggiatori di Altreculture sui problemi ambientali e su quelli sociali che ne derivano.
Volevo fare l’archeologa, mi hanno sempre intrigato i mondi lontani e antichi, l’ebrezza della scoperta, andare a fondo agli albori della nostra civiltà. La conoscenza. Ma per una serie di incroci ho cambiato strada all’ultimo, finendo per cimentarmi in tutt’altre esperienze tanto che per 5 anni ho lavorato per una galleria d’Arte, pur coltivando il bisogno di viaggiare.
Poi l’incontro con Igor, casuale, in un momento in cui volevo dare una svolta alla mia vita. Il trasferimento da Firenze, mia città natale, a Torino ha trasformato un sentimento in un sodalizio anche lavorativo.
Altreculture era già nato, lentamente l’ho visto crescere come un figlio e trasformarsi modellandosi su quello che più mi piaceva: l’incontro e la scoperta. Credo che il mio lavoro sia anche una missione, abbia un valore etico.
Non finirò mai di stupirmi e di ricercare la bellezza, ovunque e in chiunque.
Ho sempre amato studiare le lingue straniere, non solo per cimentarmi con astruse regole grammaticali, ma per proiettarmi nel mondo, nelle culture delle altre popolazioni e fantasticare su colori e sapori di terre lontane, ancora da scoprire.
Chi avrebbe immaginato che dopo diverse esperienze lavorative in giro per l’Europa e una laurea in lingue, avrei fatto di questa inclinazione la mia professione, approdando ad Altreculture, dove l’esplorazione di orizzonti nuovi non si ferma mai, anzi cresce ogni giorno.
Per me è molto più di un lavoro, è una passione, uno stimolo quotidiano, e, perché no, anche una palestra di vita, un trampolino di crescita personale.
Mi piace pensare che, con la nostra filosofia, non ci limitiamo a portare i viaggiatori in giro per il mondo, ma contribuiamo passo dopo passo a creare un turismo più consapevole e sostenibile.
Dopo una laurea in Economia del Turismo, e dopo una breve parentesi nel comparto alberghiero, sono riuscito a farmi largo nel mondo dei viaggi tramutando nella mia professione una delle mie più grandi passioni.
Lo spirito del viaggiatore l’ho ereditato dai miei genitori, tanto è vero che a soli vent’anni decisi di trasferirmi per due anni all’estero affiancando al mio percorso di studi la voglia di scoprire posti nuovi e di conoscere culture diverse.
Fu soprattutto in quegli anni che cominciai a gettare le basi del mio futuro professionale, conscio del fatto che, se non subito, prima o poi sarei a arrivato a raggiungere il mio obiettivo.
Oltre a condividere il desiderio di conoscenza con professionisti che da anni operano nel settore, quel che più mi appaga di questo lavoro è la possibilità di coinvolgere e di rendere quanti più viaggiatori partecipi delle bellezze paesaggistiche e culturali di ogni Paese.
Era chiaro a tutti, fin da ragazzino, che il mio destino sarebbe stato occuparmi di viaggi e turismo, visto il tempo passato sui mitici atlanti De Agostini ben prima dell’arrivo di Google Maps.
Gli studi di Economia hanno rischiato di portarmi fuori strada, ma non mi è servito molto tempo per capire che non avevo decisamente la vocazione del commercialista. È così la passione ha avuto la meglio sulla razionalità, come è giusto che sia. Dopo un’importante esperienza di vita in Spagna, il salto verso il mondo Latinoamericano è stato breve.
Le Ande, l’Amazzonia, la Patagonia… diventano presto mete irresistibili da esplorare con amore e passione più e più volte, fino a decidere di trasformarle nel lavoro della vita.
Ricordo che alla fine degli anni 50'(forse qualcuno se lo ricorda), si trovava nelle edicole una raccolta di figurine, credo Panini, su tutti i paesi del mondo con le bandiere e un'immagine caratteristica: fu l'unica collezione di figurine che mi riuscì di completare!
Alcune me le ricordo ancora,come quella del Tibet, che esercitò su di me un fascino incredibile e mi dissi che lì un giorno sarei andato...infatti ho accompagnato in quelle zone molte volte.
Nei primi anni ’70, cominciai a viaggiare in maniera autonoma, con amici ed anche da solo: Nord Africa, Africa Sahariana, India, Birmania e molti altri paesi.
Per una casualità fortuita alla fine degli anni 80' decisi di prendere il patentino per accompagnare gruppi di turisti all'estero. Da quel momento non mi sono più fermato. Ho lavorato con diversi tour operator italiani, accompagnando in tutti i continenti del mondo. E'stata un'esperienza fantastica sia dal punto di vista umano che lavorativo.
Dal 2008, dopo aver incontrato Igor Zani e Carlotta Bassi, ho cominciato a viaggiare con Altreculture e da allora le nostre strade non si sono più separate. Una collaborazione che oggi va oltre il lavoro.
E’ tempo di ripartire insieme per una nuova grande avventura.
La “valigia” è stata una presenza costante in tutta la mia vita. Fin da piccola, dal momento che mio padre viaggiava molto per lavoro, sono stata abituata a percepire confini molto più ampi della realtà in cui vivevo, sentivo racconti di posti lontani, venivo a conoscenza di abitudini diverse, di cibi differenti, di culture lontane dalla nostra. Dopo una laurea in lingue, mi sono dedicata all’insegnamento dell’inglese, prima di scegliere il lavoro che più desideravo, l’accompagnamento di turisti all’estero.
Ho avuto la fortuna di poter conoscere i 5 continenti e sono affascinata in particolare dai grandi spazi naturali, dai popoli meno sviluppati e più genuini, non sento la mancanza di comodità e confort, ma amo entrare in sintonia con loro adattandomi alle loro abitudini e al loro mondo.
Non finirò mai di entusiasmarmi di fronte ad uno spettacolo della natura, di emozionarmi nel vedere bambini felici che giocano con niente, di imparare da persone che hanno il minimo indispensabile per vivere, di godere per quello che il nostro meraviglioso mondo offre.
VIAGGIARE È CONOSCERE, IMPARARE, COMPRENDERE
Già da bambino mio padre mi raccontava le sue avventure vissute durante l’ultima guerra, dalla Libia alla Grecia sino alla ex Iugoslavia (faceva l’autista). Da lui ho imparato ad avere un grande spirito di adattamento, ad interagire con le genti locali anche imparando qualche parola della loro lingua. Ho sempre ammirato i grandi esploratori e ho fantasticato di essere come loro. Questo è diventato il mio modo di viaggiare, non alla “scoperta” di nuove culture (oggigiorno non c’è più nulla da scoprire), ma alla ricerca di nuove persone, nuovi costumi, nuovi sapori, odori e colori, nuovi suoni, nuovi volti tutti diversi e unici.
Ho imparato ad eliminare i luoghi comuni, ad essere più tollerante e a non giudicare e rispettare le persone, le culture e l’ambiente che mi ospita. Il viaggio è per me fonte di emozioni e non una “spunta” da aggiungere alla mappa del mondo per dire “io ci sono stato” o peggio “es: Namibia?... FATTO”!
Io sono sempre tornato dai miei viaggi arricchito, e al ritorno mi piace condividere questa ricchezza.
Chiedete a un archeologo perché... il più delle volte sarà per Indiana Jones. Per me non è così a dire il vero, ma per l'esibizione di Vanessa Mae, violinista di origine thailandese, a Sanremo nel 1996. Dodicenne io, da quel momento, fui folgorato dall'Oriente. Qualche anno dopo, ero archeologo, pronto a viaggiare verso Est ma non solo. Sul campo conto ormai una quindicina di campagne archeologiche tra Francia, Turkmenistan, Georgia, Kurdistan iracheno e Libano.
Da lì il passo che porta al piacere di trasmettere nozioni e sensazioni a chi viaggia non è poi grande: il cammino dell’ accompagnatore è iniziato nel 2014 e si traduce ogni volta in un viaggiare empatico, quanto responsabile. Suono ancora il violino, ma con minore frequenza.
Ricordo di essere stata affascinata da un vecchio mappamondo che avevo in camera e di perdermi ore ed ore a farlo girare lentamente per osservare, sgranando occhi curiosi di bambina, tutti quei nomi e colori.
Mi piaceva giocare con la fantasia: immaginare e sognare cosa ci potesse essere aldilà del puntino nero che identificava casa mia, un puntino minuscolo in quel grande e misterioso mondo per me ancora tutto da esplorare.
Capii successivamente che, se volevo mettermi in viaggio e sperimentare la tridimensionalità di quello che osservavo, sarebbero serviti occhiali immaginari attraverso i quali avrei potuto dare un significato all’Altrove.
Oggi come allora, ogni volta che preparo il mio zaino per lunghi viaggi, mi assicuro sempre di avere quegli occhiali con me: sono infatti strumenti indispensabili per poter osservare le affascinanti culture che si incontrano e per rendere intelligibili agli estranei le loro pratiche culturali.
La mia missione è quella di creare dei ponti immaginari tra culture e di donare questi occhiali a chi ha occhi aperti ed è disposto ad intrufolarsi in punta di piedi e con grande umiltà all’interno delle culture altrui.
Tour leader per professione, viaggiatrice per passione.
La mia passione per l’esplorazione e la scoperta di storie, scenari, popoli e culture diverse venne alla luce per la prima volta quando, da ragazzina, la mia famiglia si trasferì in Brasile e io mi ritrovai a fare avanti e indietro come una trottola attraverso l’Atlantico per cinque anni. Senza farmi mancare, già che eravamo da quelle parti, un po’ di conoscenza dell’America, sia in direzione nord che sud.
Grazie agli studi (lingue e orientalistica), ad ulteriori esperienze all’estero e sicuramente ad un pizzico di fortuna, sono diventata tour leader, considerandomi tra i fortunati riusciti ad esercitare la professione desiderata.
Specialista per India e Oriente, ma senza mai dimenticare l’amato Sudamerica e intraprendendo anche esperienze diverse in altre zone del mondo: da viaggi nel deserto con tenda montata sui fuoristrada, a percorsi archeologici e culturali dove sono protagoniste civilta’ antiche. Ma sempre con un denominatore comune: la volonta’ e il bisogno di approfondire, studiare, capire e - soprattutto - condividere.
Non smettiamo mai di imparare, sia dalle strade che percorriamo che dalle persone con cui condividiamo quella meravigliosa esperienza che si chiama viaggio.
Il nostro laboratorio è sempre aperto a nuovi progetti. Siamo pronti ad ascoltarli e a trasformarli per te in splendidi viaggi. Che tu sia un tour leader, un fotografo o semplicemente un appassionato di viaggi che cerca il modo di realizzare le sue idee, contattaci. Facciamo nascere insieme una nuova grande avventura.
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